Vivi milano - Il Corriere della Sera 24 aprile 1996 Data Pubblicazione: 05-10-2009
CURIOSO ABBINAMENTO PER UN GIOVANE DIRETTORE IN ASCESA Tengo il podio in due orchestre Caldi guida i Pomeriggi e insieme la Banda
Orchestra più banda. Abbinamento inconsueto: due mondi quasi sempre tenuti "lontani" s'incontrano sabato, in Sala Verdi. All'Orchestra dei Pomeriggi Musicali s'affianca la Civica orchestra di fiati, cioè la Banda del Comune di Milano. Protagonista in una novità di Carlo Boccadoro, nel Concerto per pianoforte e fiati di Stravinskij (solista, Sergio Lattes), in pagine di Milhaud e Bernstein, la Banda dialoga con l'orchestra in due prime esecuzioni: Chatrang, di Ludovico Einaudi; Fiesta, di Paolo Arcà. Tra tante novità, anche il direttore è un giovane da scoprire. E' Massimiliano Caldi, 28 anni, milanese. Un talento in ascesa. Diploma alla "Civica", corsi con Bellugi, Temirkanov, Chung; concerti a Milano, in Ungheria, in Romania, in Olanda; lo attendono a San Pietroburgo, a Vienna e al Brucknerhaus di Linz. Un ragazzo colto, elegante (e molto corteggiato, dicono). Non si pettina un po' come Furtwaengler da giovane? ("Grazie . risponde . ma a Vienna un orchestrale mi ha detto che assomiglio a Carlos Kleiber. Ovviamente gli ho offerto una cena..."). Agli esordi forse troppo consapevole d'una propria aristocrazia spirituale, negli ultimi anni, con lo studio e le esperienze all'estero, Caldi e' andato guadagnando pacatezza e umiltà. "Sono stato un bambino odioso - ci dice -, criticavo tutto e tutti. Ora vado ai concerti con atteggiamento completamente diverso: di ascolto, di comprensione. Dopo aver provato io stesso a stare sul podio, capisco quanto sia difficile...". Maestro, si confronta volentieri con le partiture contemporanee? "Mi piace lavorare su musiche che non conosco, mi sento più libero. Ma anche nel repertorio "classico" studio solo al piano, per non essere condizionato dalle interpretazioni altrui. Sento i dischi solo dopo aver diretto. Per vedere chi aveva ragione, se io o "lui". Di solito, chi vince? "Preferisco le incisioni storiche e dal vivo: così, do spesso ragione a Furtwaengler; come pure a Muti e a Kleiber. Ma apprezzo molto anche Harnoncourt, il barocco "filologico", questo ritorno al "segno", alla sua autenticità ...". In questo concerto, come si sviluppa la convivenza dei due complessi? "Nel brano di Arcà nasce una vera lotta: l'orchestra è dissonante, ostile, rappresenta la folla, il caos della città, l'angoscia del quotidiano rotto dall'innocenza della banda, che piano piano si avvicina, col suo tema "buono". Il pezzo di Einaudi è invece più astratto, ha una scrittura più libera...". . Per lei, direttore giovane, qual'è la maggiore difficoltà di fronte alle orchestre? "Risultare credibile, far sì che gli orchestrali capiscano che io sono lì non per impormi, ma per fare musica. E la musica è la stessa, sul podio o giù dal podio". Cosa ha portato di italiano alle orchestre straniere che ha diretto? "Spero, una virtù milanese: la precisione, il puntiglio. In Ungheria mi dicevano: "Ma tu non sembri italiano, sembri tedesco". Non so, forse solo perchè non sono casinista...". La prima sensazione, quando sale sul podio? "Più la partitura e' grande, più e' grande il senso di inadeguatezza fisica che provo, come dinnanzi a un colosso. Ma passa subito...". Cosa sogna di dirigere? "Verdi! Rigoletto, Trovatore. Un'opera, comunque. Per ritrovarmi nel buio della "buca", nella magia del teatro. Senza essere visto dal pubblico, senza apparire...".
Gian Mario Benzing
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